Si scrive "Covid19", ma nel mondo della formazione e della didattica si può leggere in vari modi: Zoom, Meet, Teams, DAD... Una rivoluzione, che rivoluzione però non può essere se guardiamo al significato originale del termine (dal latino revolutio -onis ‘rivolgimento, ritorno’). Un ritorno a che cosa? A qualcosa che non è mai stato prima? Impossibile, ma ci torneremo in seguito.
Lingue, letterature, storia, tradizioni, sono tutti concetti che da sempre definiamo "umanistici", che caratterizzano l'esistenza e le relazioni tra gli esseri umani. Le lingue straniere sono il mezzo stesso attraverso il quale gli esseri umani comunicano tra di loro.
Parliamo e pensiamo nella nostra "lingua madre"; la lingua di colei che ci ha donato la vita. Va da sé che una lingua straniera si possa apprendere in modo efficace solamente da altri esseri viventi.
Babylon nasce nel 2014 da un'idea e uno spirito ben preciso: proporre le lingue straniere e tutto ciò che vi gravita intorno (didattica, comunicazione, usi e tradizioni, storia, letteratura) in maniera diversa e opposta rispetto alla vecchia tradizione scolastica, formalistica e strutturalista. Crediamo nella necessità di vivere le lingue straniere anziché studiarle solamente. Le lingue vanno affrontate e vissute per ciò che realmente sono - uno strumento di comunicazione e condivisione - e non alla stregua di una qualsiasi altra materia di studio o disciplina scolastica (non me ne vogliano gli insegnanti di trigonometria). Il nome stesso che abbiamo scelto - Babylon - è un richiamo alla leggenda biblica della Torre di Babele, popolata da esseri umani impossibilitati e desiderosi di comunicare tra loro.
Torniamo ai giorni nostri.
La pandemia ha sconvolto le relazioni tra persone, genti e popoli di tutto il mondo.
Ci siamo distanziati, ci siamo isolati, rinchiusi, abbiamo indossato maschere facciali imparando a conoscerci e riconoscerci dalla sola espressione degli occhi, e abbiamo imparato a comunicare a distanza.
Scienza e tecnologia hanno fatto irruzione nella sfera delle relazioni interpersonali passando da possibilità a necessità. Può, la tecnologia, aver influenzato le emozioni? E, vi starete forse chiedendo, cosa c'entrano le emozioni nell'apprendimento di una lingua straniera?
È questo il punto.
Nella filosofia Babylon, le emozioni sono alla base dell'apprendimento. "We are such stuff as dreams are made on" recita un celebre passaggio di "The Tempest", e cosa sono i sogni se non la manifestazione notturna di emozioni (positive o negative) vissute durante la veglia?
"Vivere" le lingue straniere significa ammetterle nell'ampia sfera delle nostre emozioni. Tutti noi abbiamo ricordi legati agli anni dell'apprendimento scolastico; ricordi legati ad emozioni vissute e a passioni condivise. Abbiamo pessimi ricordi, talvolta veri e propri traumi, legati a quella o quell'insegnante che "non sapeva insegnare" - ovvero non trasmetteva passione ed emozione per ciò che faceva, mentre dobbiamo tutto ciò che di buono abbiamo costruito e raggiunto a quei maestri che, con i loro gesti, i loro sguardi, i loro rimproveri e le loro parole dette o non dette, hanno saputo accendere in noi quella scintilla che, per dirla alla Yeats, costituisce il senso stesso dell'imparare (ad essere, prima ancora che a fare).
Può quindi un rapporto online favorire emozioni e passioni al pari di uno in presenza? Secondo noi no. Non sono in discussione le competenze didattiche dell'insegnante, la trasmissione del sapere, la qualità dell'insegnamento o dei supporti didattici. Ciò che a nostro modo di vedere cambia, e di molto, è la percezione del discente. Non crediamo che il rapporto umano diretto possa essere sostituito, senza differenza alcuna, da una lezione online. Chi ha figli in età scolare lo ha potuto verificare assistendo alle lezioni in DAD.
Si può imparare, le nozioni giungono a destinazione, si può cogliere la bravura del docente - se il docente lo è - ma il contatto umano rimane sospeso. Quello, fino a prova contraria, non è ancora terra di conquista della tecnologia.
Per tornare alla questione iniziale, più che di rivoluzione didattica, ritengo quindi più opportuno parlare di "involuzione" didattica, affidandomi alla definizione che ne dà il Vocabolario Treccani:
a. L’atto dell’involgersi, dell’avvolgersi cioè su sé stesso, del ripiegarsi e avvolgersi verso l’interno, e la condizione che ne è il risultato. b. Avvolgimento tortuoso, giro complicato, intrico, soprattutto in senso fig. e con riferimento all’espressione, alla manifestazione del pensiero: i. di parole.
Quindi a Babylon non si fanno lezioni online? Sì, si fanno.
Non è una contraddizione, bensì - mi sia concesso un piccolo moto di orgoglio - una sorta di ammissione di colpevolezza. In piena pandemia, in epoca di zone rosse, arancioni e gialle, di maschere facciali e vaccini, i corsi online sono uno strumento necessario al fine di garantire una continuità didattica. "Piuttosto di niente, meglio piuttosto", certo, specie se questo "piuttosto" è comunque garanzia di competenza, professionalità e apprendimento. Non troverete però nei corsi online lo stesso "Spirito Babylon" che - chi ci conosce lo sa bene - potrete respirare partecipando alle attività in presenza.
È anche per questo motivo che, durante il periodo di emergenza sanitaria, abbiamo deciso di proporre i corsi online a una tariffa minore rispetto a quelli in presenza. Non valgono meno, didatticamente e contenutisticamente parlando, dei corsi in presenza; la qualità degli insegnanti è la stessa, così come viene utilizzato il medesimo materiale didattico, ma le lezioni online non rappresentano e non rappresenteranno mai ciò in cui crediamo.
Riccardo Zambon
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