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Come sono nate alcune lingue europee che parliamo oggi?

Lo sapevi che un tempo il #Francese si leggeva proprio come si scriveva?


Alcuni lo studiano a scuola altri non lo possono neppure sentir nominare eppure è come se fosse il bisnonno della nostra lingua: il latino. L’italiano, cosi come il francese ma anche lo spagnolo, il portoghese ed il rumeno, sono lingue che derivano dal latino. Ad un certo punto della storia però è accaduto qualcosa di davvero magico, a pensarci bene: il latino ha perso progressivamente il suo potere comunicativo, il suo contatto con le persone nella vita quotidiana e sono nate le lingue romanze. E si, introno al IX° o X° secolo il latino era diventato un sapere custodito dalla chiesa, dai colti e le persone meno abbienti o povere stavano creando nuovi sistemi linguistici pieni di novità e diversi dal latino anche se comunque da esso derivati.


La lingua romanza francese

L’atto ufficiale che riconosce l’esistenza di modi di esprimersi diversi dal latino viene scritto in Francia, a Tours. Con il Concilio di Tours dell’anno 813, promosso niente di meno che dall’imperatore Carlo Magno, i vescovi dichiarano che i sermoni nelle chiese dovranno essere svolti in una lingua comprensibile al popolo e non più in latino, che ormai erano rimasti in pochi a capire! Il primo documento che attesta la nascita di quello che oggi è il nostro amato francese, nonché la prima testimonianza di una lingua romanza, risale all’anno 842 e sono i Serments de Stransbourg. Anche questa volta centra Carlo Magno, o meglio i suoi nipoti. Con questo documento Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico sigillano una reciproca alleanza militare contro il fratello Lotario. Eccoci ad una buona e curiosa notizia sul caro francese: una volta si leggeva come si scriveva! Sembra impossibile da credere ma nel francese medievale, quello appunto appena nato, cosi come quello che si è sviluppato nei secoli successivi, la corrispondenza tra scrittura e suono era molto più lineare della versione odierna. A quell’epoca anche in Francia esistevano i dialetti, ossia delle parlate diverse tra loro ma facenti tutte parte di uno dei due raggruppamenti linguistici del francese romanzo: la “langue d’oc” a sud e la “langue d’oil” a nord. Il francese di oggi si porta dietro invece le tante modifiche subite negli anni unite al generale atteggiamento conservatore di alcuni francofoni verso la lingua che talvolta non aiuta la semplificazione. Tornando ai tre fratelli arrabbiati, i testi che sono stati redatti erano ben 2 con tanto di giuramenti dei reciproci eserciti: Carlo il Calvo ha scritto in lingua romanza francese mentre Ludovico giurò in tedesco antico, ecco il testo di Carlo:


Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun saluament, d'ist di in auant, in quant Deus sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in adiudha et in cadhuna cosa si cum om per dreit son fradra saluar dist, in o quid il mi altresi fazet. Et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai qui meon uol cist meon fradre Karle in damno sit.

Si Lodhuuigs sagrament quæ son fradre Karlo iurat, conseruat, et Carlus meos sendra, de suo part, non lostanit, si io returnar non l'int pois, ne io, ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuuuig nun li iu er.


Per l'amore di Dio e per la salvezza del popolo cristiano e nostra comune, da oggi in avanti, in quanto Dio sapere e potere mi concede, così salverò io questo mio fratello Carlo e col (mio) aiuto e in ciascuna cosa, così come si deve giustamente salvare il proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti; e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, rechi danno a questo mio fratello Carlo.

Se Ludovico mantiene il giuramento che suo fratello Carlo giura, e Carlo, mio signore, da parte sua non lo mantiene, se io non lo posso distogliere da ciò, né io né alcuno che io possa distogliere da ciò gli saremo di aiuto contro Ludovico.


La letteratura romanza: dalla “chanson de geste” al ”roman courtois”

Con la nascita di una, seppur variegata, nuova lingua non poteva mancare la rispettiva letteratura. Ecco che tra l’XI° e il XII° nella zona della Francia attuale nasce e si afferma un genere letterario noto con il nome di “chanson de geste”. A differenza dei nostri giorni, a quell’epoca la letteratura non era un passatempo privato ed i testi non erano scritti oppure, se anche lo erano, la loro fruizione era orale. Ai giullari spettava il compito di allietare i passanti per le piazze oppure i signori nelle loro proprietà con le storie di gesta sempre a metà tra finzione e realtà che raccontavano le imprese eroiche di grandi guerrieri del passato. Poemi epici in versi declamati a voce, alle volte con accompagnamento musicale, volti a sottolineare la prodezza, la forza ed il valore del protagonista. I personaggi erano spesso conosciuti, le storie stereotipate e costruite, i temi e le scene ripetuti e tipicizzati. Di tutti i testi di gesta il più antico che sia pervenuto ai giorni nostri è La chanson de Roland, composta intorno all’XI° secolo da autore sconosciuto. Come vuole il genere letterario, il testo racconta delle imprese di Carlo Magno contro gli arabi desiderosi di espandersi in territorio europeo in particolare durante la battaglia di Roncisvalle quando Roland, retroguardia dell’esercito franco di Carlo, muore con onore.


Se nel Medioevo era fondamentale essere forti e vincenti in battaglia, le qualità di un cavaliere non finivano li. Oltre al filone letterario volto ad esaltare il combattente per le sue prodezze, nel Medioevo di andava affermando il “roman courtois” con tutti i valori e gli obblighi che si portava dietro. Non solo amore per la battaglia ma anche amore e devozione nei confronti della dama amata. L’amore cortese è un insieme di comportamenti che il cavaliere deve considerare per essere rispettabile agli occhi degli altri. Il vero cavaliere era colui che oltre a venerare la propria amata, non andando mai oltre il desiderio, era elegante, posato e di buone maniere; la motivazione per tutte le sue vittorie non era l’amore per le armi bensì la volontà di essere rispettabile agli occhi della dama. Uno degli autori più celebri del genere era Chrétien de Troyes autore di Lancillotto o il cavaliere della carretta.

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